Recensione di “Le Fiabe di Beda il Bardo” di J. K. Rowling
di
Alessandra De Sortis
Non uno spin off. Non un metalibro. Ma uno pseudobiblion. E’ davvero incredibile: ogni volta che si prende in mano un libro, non c’è limite alla quantità di cose che si possono apprendere. La nozione di pseudobiblion è stata appresa durante la lettura de “Le Fiabe di Beda il Bardo” di J.K. Rowling, la “mamma” di Harry Potter. Pseudobiblion, ovvero un libro mai scritto ma citato come vero in un universo narrativo realmente esistente; in questo caso, il libro di fiabe appare nella saga del maghetto più celebre del mondo come uno dei testi presenti all’interno della biblioteca di Hogwarts. Ovviamente, il libro è successivamente nato per davvero, concepito dalla penna sfrenatamente creativa dell’autrice inglese, che lo ha concepito per scopi benefici al fine di devolvere il ricavato in beneficenza. Il Preside, Albus Silente, affida il testo, affinché sia tradotto, a Hermione Granger, unica alunna in grado di comprendere le antiche rune. Già questo punto diventa motivo di magia nel libro di fiabe: aprendolo, infatti, risulta che la traduzione sia stata curata proprio dalla diligente studentessa. Scorrendo la pagina successiva, si scopre che i racconti contenuti al suo interno sono famosi tra i giovani maghi tanto quanto “Cappuccetto Rosso” e “La Bella Addormentata” lo sono fra i piccoli Babbani. Cinque le storie narrate da Beda il Bardo: “Il mago e il pentolone salterino”, “La fonte della buona sorte”, “Lo stregone dal cuore peloso”, “Baba Raba e il ceppo ghignante” e “La storia dei tre fratelli”. Seppur semplici, queste fiabe rivelano la genialità della Rowling, in grado di infondere magia anche ai racconti brevi, animando la nostra immaginazione più profonda come un vento che soffia sul fuoco. Ogni fiaba è accompagnata da un commento scritto da Albus Silente, che qui rivela il suo lato caratteriale più esilarante: il Preside rammenta, tra le altre cose, anche fatti di gioventù, quando era un giovane insegnante della scuola di magia. Una lettura per bambini, ragazzi e adulti: perché l’intrattenimento fantasy non ha età, e quando raggiunge alti livelli qualitativi come in questo caso non ci sono davvero scuse per non andare in libreria e posare con orgoglio questo libro accanto alla cassa, senza fingere che sia per nostro nipote…