Omaggio a Zola nel giorno del suo compleanno

zola

 

« La science a-t-elle promis le bonheur? Je ne le crois pas. Elle a promis la vérité, et la question est de savoir si l’on fera jamais du bonheur avec de la vérité. »

(IT)

« La scienza ha promesso la felicità? Non credo. Ha promesso la verità, e la questione è sapere se con la verità si farà mai la felicità. »

(Émile Zola, Discorso all’Assemblea generale degli studenti di Parigi del 1893)

 

Émile Édouard Charles Antoine Zola (Parigi, 2 aprile 1840Parigi, 29 settembre 1902) è stato uno scrittore, giornalista, saggista, critico letterario e fotografo francese.

Nella capitale, Zola ha difficoltà di ambientamento che si riflettono sui suoi studi, condotti presso il liceo Saint-Louis. Dopo essere stato respinto per due volte agli esami di maturità (baccalauréat), decide di abbandonare gli studi e di trovarsi un lavoro. Fra il 1860 ed il 1861, trova impiego presso l’amministrazione dei Docks ma presto abbandona il lavoro non traendone soddisfazione, quindi si sostenta a malapena con vari tipi di attività. In questo periodo inizia a scrivere poesie. Completa la sua cultura umanistica con la lettura di Molière, Shakespeare e Montaigne, ma non Balzac che leggerà molto più tardi. Esso è anche influenzato da autori contemporanei come Jules Michelet, una fonte di ispirazione scientifici e medici.

Émile Zola venne bocciato due volte nel corso di laurea in 1859. Questi fallimenti lo segnarono, essendo anche consapevole del fatto che, senza laurearsi, avrebbe avuto gravi difficoltà materiali.

Nel 1862 entra come fattorino nella casa editrice Hachette. Qui viene notato per la sua intelligenza e gli viene affidato l’ufficio Pubblicità. Questo lavoro gli permette di entrare in contatto con il mondo letterario e artistico del tempo. Nello stesso anno ottiene la cittadinanza francese. Sempre nello stesso anno, inizia la sua collaborazione al Journal populaire di Lilla. Inizia così la sua carriera di giornalista, attività che proseguirà per tutta la vita, contemporaneamente a quella di scrittore. Nel 1864 pubblica il suo primo libro: i Contes à Ninon (una raccolta di racconti che non ottiene particolare successo) e nel 1865 il romanzo La Confession de Claude. Tutte e due le opere risentono di influssi romantici.

Il mondo della pittura affascina Zola in questo periodo, ed è molto vicino al movimento impressionista, come Édouard Manet, che lo rappresenta più volte nelle sue opere; grazie a lui, Zola conobbe anche il poeta Stéphane Mallarmé. Diviene amico anche di Camille Pissarro, Auguste Renoir, Alfred Sisley e Johan Barthold Jongkind, oltre che di Paul Cézanne.

Nel 1870 lo scrittore convola a nozze con Eleonore-Alexandrine Meley detta Gabrielle, sebbene intratterrà per diverso tempo una relazione clandestina con la giovane Jeanne Rozerot, dalla quale avrà due figli, Denise e Jacques, nati rispettivamente nel 1889 e nel 1891. Dopo un fallito tentativo di separazione da parte della moglie, Zola deciderà di lasciare la propria amante, anche se la stessa Alexandrine avrebbe accettato di ospitare ed allevare i due bambini e, in seguito alla morte dello scrittore, pare che avesse anche instaurato un rapporto conciliante con la giovane ex-amante del marito. In merito alla sua vita sentimentale, lo stesso Zola ebbe a dichiarare: “Sono andato a letto con le mogli dei miei migliori amici. Davvero, in amore non ho alcun senso morale…”.

Intanto, attraverso i suoi interventi sulla stampa politica l’impegno di Zola è ormai iniziato. La liberalizzazione della stampa nel 1868 gli permette di partecipare attivamente alla sua espansione. Con gli amici di Manet, Zola aderito al nuovo settimanale repubblicano La Tribune, dove esercita il suo talento come polemista scrivendo satire anti-imperiali. Lo scrittore non si mobilita per la guerra franco-prussiana; avrebbe potuto essere richiamato nella Guardia Nazionale, ma la sua miopia e il suo status di capofamiglia (per la madre) lo impediscono. Segue quindi la caduta del Secondo Impero commentandola con ironia.

Alexandrine convinse il marito a fuggire a Parigi prima dell’assedio. La coppia fugge a Marsiglia nel mese di settembre 1870. Poi, nel mese di dicembre, Émile va Bordeaux, dove ha sede la Delegazione del Governo. Egli cerca di essere nominato sotto-prefetto di Aix-en-Provence e Castelsarrasin dai repubblicani.

Zola tornò a Parigi nel marzo 1871; torna a lavorare da Bell, che è ostile alla rivolta della Comune. Finito sotto controllo della polizia politica, Zola è stato arrestato il 20 marzo e rilasciato il 21. Il 18 è stata proclamata la Comune di Parigi. Nel mese di aprile scrive contro il divieto di alcuni giornali e sotto pericolo di arresto, Zola fuggì attraverso Saint-Denis, sotto il controllo dei Prussiani, e si rifugiò in Bennecourt. Gli Zola tornarono a Parigi alla fine di maggio, dopo la settimana di sangue e l’abbattimento della Comune. Benché perplesso sui metodi della Comune, non ne è completamente contrariato.

In seguito attacca duramente i deputati conservatori: in un solo anno scrisse più di 250 cronache parlamentari. Questo gli crea ammirazione e inimicizie, nonché problemi legali con poche conseguenze; spesso viene fermato e rilasciato ogni volta nello stesso giorno.

La politica in sé non gli interessa e non fu mai candidato in nessuna elezione. In questo periodo agisce quindi come un libero pensatore indipendente e moralista, cosa che gli conferisce una statura di liberale moderato. Inoltre promuove attivamente l’amnistia per i comunardi attuata dalle leggi del 1879 e il 1880. Questa sarà l’ultima serie di articoli politici di Zola, che da allora si dedicherà solo ai romanzi e in particolare al ciclo dei Rougon-Macquart che lo occuperà per ventidue anni.

Ammiratore dei fratelli Goncourt, di Honoré de Balzac e di Gustave Flaubert ed affascinato dalle idee di Hippolyte Taine e di Claude Bernard, Zola si avvicina sempre più alla corrente del Naturalismo. Nel 1866 egli lascia l’editore Hachette, inizia a scrivere come critico letterario e pubblica due raccolte di articoli. Nel 1867 pubblica il suo primo grande romanzo, Thérèse Raquin, la cui apparizione è accompagnata da violente polemiche a causa del crudo realismo che lo caratterizza.

Nel 1868 pubblica Madeleine Férat, romanzo tratto da un dramma che egli aveva scritto nel 1865, senza riuscire a farlo rappresentare. Sviluppa quindi la sua concezione del romanzo come “opera sperimentale”, applicando il metodo scientifico all’osservazione della realtà sociale. Tale teoria lo avvicina a scrittori come Guy de Maupassant e Joris-Karl Huysmans, futuri scrittori del decadentismo, allora fautori del realismo, facendone il caposcuola del Naturalismo. Conosce anche Gustave Flaubert, Alphonse Daudet e Ivan Turgenev, ma anche Paul Alexis, Joris-Karl Huysmans, Leon Hennique e Henri Céard che diventano frequentatori delle “serate” di Medan, nei pressi di Poissy, dove possiede una piccola casa di campagna acquistata nel 1878. Costituisce il “gruppo di sei”, all’origine delle novelle Le serate di Medan del 1880. In quell’anno la morte di Flaubert seguita a quella di altri del gruppo, e a quella di sua madre lo getta in un periodo di depressione.

Zola ormai lavora costantemente, e guadagna bene. In questo periodo venne anche in contatto con le idee del socialismo e del marxismo, che approvò in larga parte, anche se molti critici di quell’area politica attaccarono inizialmente i suoi romanzi, poiché troppo pessimisti sul futuro rivoluzionario della classe operaia.

Émile Zola divenne in gioventù, e tale rimase fino alla morte, ateo e anticlericale, e si avvicinò al positivismo. Così, in seguito alla lettura dei testi scientifici di Charles Darwin sulla selezione naturale e l’ereditarietà, e quelli di Auguste Comte sulla sociologia, formulò le regole del cosiddetto romanzo sperimentale, che doveva riprodurre su carta ciò che sarebbe avvenuto in un laboratorio scientifico per lo studio dell’umanità, rappresentate nel suo primo grande ciclo di romanzi dalla famiglia dei Rougon-Macquart. Negli anni 18701893 Zola compone il lungo ciclo della sua saga famigliare, una serie di venti romanzi incentrati sulla realtà sociale del tempo, i cui personaggi sono tutti legati da parentela.

Nel 1888 è insignito della legion d’onore. Nel 1886 si era interrotta l’amicizia con Cézanne, a causa della pubblicazione del romanzo del ciclo dei Rougon-Macquart L’Oeuvre, del pittore Paul Cézanne. Questo romanzo, che narrava di un pittore fallito e suicida, causò la fine della loro amicizia.

L’affare Dreyfus e il nuovo ciclo di romanzi

Dopo il 1893 cominciò a lavorare ai nuovi cicli letterari Tre città e I quattro evangeli, anch’essi storia di una famiglia. In particolare nel primo, è famoso il romanzo Lourdes, che contiene accenti polemici contro la religione cattolica, e, per questo fu messo all’Indice dei libri proibiti. Il secondo ciclo, invece, tenta di recuperare gli aspetti genuini e umanitari del cristianesimo, unito al socialismo.

Nel 1898 intervenne con passione nell’affare Dreyfus in difesa dell’accusato, il capitano Alfred Dreyfus. L’attività giornalistica si fece di nuovo particolarmente intensa e Zola divenne uno dei leader culturali della sinistra francese. In contrasto con la sua attività sociale, si rifiutò di aderire con la sua firma, nel 1896, ad una petizione che chiedeva la grazia per lo scrittore britannico Oscar Wilde, condannato nel 1894 ad un periodo di prigione di tre anni per omosessualità. Zola aveva conosciuto Wilde, insieme ad André Gide, nel 1891, forse, declinò l’invito, anche a causa del fatto che l’autore del Dorian Gray aveva definito Thérèse Raquin “capolavoro dell’orrido”, pur avendo apprezzato invece Gérminal. Wilde, tornato a Parigi, strinse amicizia con alcuni dei nemici di Dreyfus.

Molti intellettuali radicali, per esempio Octave Mirbeau, aderirono alla campagna innocentista. Il 25 novembre 1897, Zola pubblica sul quotidiano «Le Figaro» un articolo che finisce con la frase «La verità è in marcia». Così spiegò il suo interventismo pubblico: «Dietro le mie azioni non si nascondono né ambizione politica, né passione di settario. Sono uno scrittore libero, che ha dedicato la propria vita al lavoro, che domani rientrerà nei ranghi e riprenderà la propria opera interrotta […] E per i miei quarant’anni di lavoro, per l’autorità che la mia opera ha potuto darmi, giuro che Dreyfus è innocente…Sono uno scrittore libero, che ha un solo amore al mondo, quello per la verità…». Nelle parole della storica statunitense Barbara W. Tuchman, si trattò di “one of the great commotions of history” (“una delle grandi rivoluzioni della storia“), con la nascita del moderno intellettuale.

Zola intervenne ancora con la celebre lettera aperta al Presidente, intitolata J’accuse, che fu pubblicata nel quotidiano L’Aurore. Il giorno dopo, sempre su «L’Aurore», apparve la celebre «Petizione degli intellettuali», che reca tra i firmatari metà dei professori della Sorbona e numerosi artisti, come Gallè, l’artista del vetro, Manet, Jules Renard, Andrè Gide, Anatole France. Molti giovani brillanti della Parigi di fine secolo – tra i quali Marcel Proust e il fratello Robert, con gli amici Jacques Bizet, Robert des Flers – si impegnarono a far firmare il manifesto, nel quale si dichiarano pubblicamente dalla parte di Zola e quindi di Dreyfus. Lo Stato Maggiore rispose facendo arrestare il maggiore Picquart che aveva difeso Dreyfus e scatenando sui giornali nazionalistici una violenta campagna di diffamazione contro ebrei, democratici e liberali.

A causa dell’intervento su Dreyfus, subì una condanna a un anno di carcere e una pesante multa, a causa delle accuse rivolte ai vertici dell’esercito, per i reati di diffamazione e vilipendio delle forze armate; ciò lo costrinse a fuggire in Inghilterra nel 1899 per evitare il carcere, e poté rientrare solo in seguito a un’amnistia del dicembre 1900. Lo scrittore però diviene oggetto di una campagna giornalistica feroce da parte dei giornali conservatori e colpevolisti, che durerà per anni.

 

 

 

 

Pubblicato da librieemozioni

Romana di nascita, ma cittadina del mondo, Paola Bianchi è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne e insegna lingue e materie letterarie, oltre a lavorare come correttrice di bozze e traduttrice. Appassionata di tutto ciò che ruota intorno ai libri ha un proprio blog, www.librieemozioni.altervista.com, che considera un salotto aperto agli amanti della scrittura e della lettura, e ha fondato a Civitavecchia, dove vive, un Club Letterario. Attualmente scrive per il Magazine Caffebook e ha già pubblicato numerosi articoli anche per giornali locali. Il saggio “La Figura del Vampiro dalle origini ai nostri giorni, nelle opere di Anne Rice e Joseph Sheridan Le Fanu” come il romanzo breve “Giochi di luna”, e “Finzione o realtà?” racconto pubblicato in e-book nella raccolta “Raccontami una Storia”, rispecchiano la sua passione per il genere horror, a cui si affiancano anche quello fantasy e thriller.