Il Libro della Vita
E’ pericoloso scoperchiare il vaso di Pandora
Debora De Lorenzi, è una giovane scrittrice che può già vantare una serie di successi.
I romanzi “Maledetto Libero Arbitrio”, “L’imbroglio dell’anima” e “Un fiore d’ombra”, disponibili sia in cartaceo che in formato e-book, le hanno fatto vincere, infatti, vari premi letterari.
Con la sua quarta opera, “Il Libro della Vita”, la scrittrice ci conduce in un mondo parallelo popolato da figure inusuali. Streghe, spiriti ed entità malvage, si agitano in una frenetica e pericolosa danza di guerra, in cui basta sbagliare un singolo passo per perdere la propria vita o, ancora peggio, relegare la propria anima nell’impenetrabile oscurità.
Faith Laveau è l’indiscussa protagonista. Una giovane donna scontrosa a cui la sofferenza ha affilato gli artigli.
Faith ci conquista inevitabilmente, nostro malgrado, aprendoci le porte della sua particolare realtà. Una realtà in cui passato, presente e futuro non si susseguono esattamente come noi siamo abituati, ma si rincorrono, si superano, si confondono, per ricominciare ancora e ancora.
Faith e la sua inseparabile gatta Trinity. Faith e sua sorella gemella Stephanie. Faith e il suo disperato amore perduto Asher. Faith e la leggenda di Glen. Faith e la cittadina di Glen Witch.
Faith. Tutto ruota vorticosamente intorno a lei, alla strega moderna, alla donna innamorata che è fuggita, alla gemella cattiva, a colei che è nata per combattere. Per combattere cosa? Il male? Forse. Perché ne “Il Libro della Vita” nulla è scontato e questa non è la solita storia sulla lotta tra bene e male.
Profonda è la conoscenza da parte della De Lorenzi della magia bianca e nera.
I capitoli sono pieni di riferimenti ai baka, alle ombre, agli azeti, alle sacerdotesse. Insomma siamo in pieno voodoo, ma non potevamo certo aspettarci nulla di differente nella terra di New Orleans, dove la gente strascica ancora un accento francese e i morti camminano indisturbati di notte.
Lo stile della narrazione è fluido e diretto e rapidamente si passa dalla prima persona al diario personale, evitando così che il lettore corra il pericolo di annoiarsi.
Le situazioni si susseguono presentando spesso colpi di scena, a rimarcare, appunto, che nei romanzi di Debora De Lorenzi non bisogna mai dare nulla per scontato. Ci si può identificare con l’uno o l’altro personaggio, cercare di intuire quale sarà la prossima mossa, scoprirsi con il fiato sospeso durante un inseguimento o una battaglia, ma il finale è sicuramente imprevedibile e ci lascia con l’amaro in bocca per una storia che avremmo continuato a leggere all’infinito.
Un fantasy quindi? Sì, sicuramente dati i contenuti possiamo classificarlo come tale, ma “Il Libro della Vita” è anche qualcosa di più. E’ la passione della scrittrice messa nero su bianco e regalata generosamente a noi. E’ un momento di evasione dalla vita quotidiana. E’ un racconto la cui fine è relativa.
E’ una storia con una morale; perché se è vero che ognuno ha il proprio destino, è anche vero che abbiamo il libero arbitrio e se è vero che è meglio non scoperchiare il vaso di Pandora, è anche vero che certi segreti alla fine devono essere svelati.
Faith Laveau lo ha imparato a sue spese: le nostre azioni hanno sempre delle ripercussioni e influenzano inevitabilmente non solo la nostra vita, ma anche le vite degli altri.