“Un sorriso pericoloso” di Pier Francesco Grazioli

Un sorriso pericoloso 

Fonte: Pier Francesco Grazioli

Devo dire che durante i miei viaggi ne ho conosciuta di gente, ma fu a Parigi che incontrai una persona della quale sono tuttora amico.   Ne sono passati  di anni  da quando la conobbi  casualmente,  durante  una delle mie passeggiate “serali”;  a quel tempo andava di moda il “Molin Rouge” con le sue ragazze scatenate sul palco,  mentre Tolouse Lautrec le immortalava  sui suoi quadri.  Quella sera, camminando capitai in una piazzetta nascosta,  e lì improvvisamente ricevetti una particolare richiesta d’aiuto.  <<  Mi scusi per favore,   so che puo’ sembrare strano ma…potrebbe  accompagnarmi sino alla fine del vicolo? >>  Disse una ragazza bionda e tremante.  << Cosa cè che la spaventa al punto da chiedere l’aiuto di uno sconosciuto?  Potrei essere peggio del pericolo che la minaccia >>  le dissi.  << Forse, ma non ho scelta, e poi sento di potermi fidare >>  mi disse.  La risposta mi piacque, così le proposi di bere qualcosa assieme per poter parlare in pace;  entrammo in un Bistrot, e davanti ad un ponch caldo, lei mi raccontò tutto.  << Mi chiamo Chinom, tanto piacere e mi scuso ancora per…>>  mi disse,<<  Io sono Walter Madison, turista Inglese di passaggio, piacere mio e non si preoccupi,  ora  nessuno può farle del male ma gradirei sapere cosa la spaventa >>  dissi.  Mi raccontò che a causa dei turni del suo lavoro, era spesso seguita da uomini;  il più delle volte finiva lì, ma recentemente la cosa si era fatta più seria.  Parlavo bene con lei, conversavamo come due vecchi amici,  e poi rideva,  ridevo anch’io, non lo facevo più da tanto tempo;  si era venuto a creare tra di noi un reciproco rispetto e cio’ mi piaceva.  << Oh!  E’ tardi!  Devo andare al negozio.  Grazie di tutto >>  disse lei.  <<  Si sente abbastanza sicura?  Vuole che l’accompagni?  Confesso d’essere anche curioso circa il suo lavoro, sempre che non mi trovi indiscreto >>  dissi.  << Venga pure, non sono una ragazza comune, forse è questo che attira certi tipi di uomini >>  disse lei.  Uscimmo dal locale e dopo aver imboccato una stradina deserta e poco illuminata, arrivammo ad una piccola piazza  uno di questi luoghi  che sembrano “sospesi” nel tempo;  la nebbia e le tremule fiammelle dei lampioni a gas, davano a quell’angolo della città, un ‘aspetto spettrale  e surreale contemporaneamente. << Eccola.  E’ L’Impresa di mio zio, io preferisco lavorare  li che non servire ai tavoli, anche se rischio di far brutti incontri >>  disse  lei, indicandomi una vetrina scarsamente illuminata.  Era un negozio di pompe funebri, sicuramente un’azienda a conduzione familiare; piccola ,aveva un non so che di intimo.  Sì, quello che voi “umani” definireste una “bomboniera”.  Mi chiese se la trovassi strana, io le risposi che doveva aspettare a conoscermi meglio; lei sorrise e mi salutò ringraziandomi di nuovo.  Nei giorni seguenti tornai a trovarla, parlavamo per ore senza che nessuno ci disturbasse, salvo qualche  sporadica visita.  Diventammo sempre più amici,  ed ogni sera l’andavo a prendere per “scortarla” al solito locale che era diventato il salotto delle nostre piacevoli conversazioni. << MI fido di te, ho sentito di poterlo fare da subito, anche se hai un non so che di diverso e a volte sfuggente >>  disse lei, << ciò ti spaventa? >>  Chiesi? << No, anzi quando sono con te mi sento tranquilla >>   disse.  Ma tutta quell’armonia era destinata a rompersi.  Una sera l’incontrai come al solito, ma non fu il viso di Chinom che vidi;  al suo posto c’era una maschera di terrore puro, nascosta dietro le tende del negozio che mi stava aspettando.  Capii al volo che qualche ” sgradito” ammiratore le aveva fatto visita , e mi ci volle del bello e del buono per calmarla.  << Non preoccuparti, ora sei al sicuro con me >>  le dissi, << quello è pazzo!  Se non sto con lui mi ammazza!  E lo stesso vale per chi si metterà in mezzo!  Capisci Walter?  Parlava di te! >>  disse spaventata, <<  uno così non è un problema per me >>; risposi.  Lei non era convinta, ma come potevo spiegarle la verità? Dirle chi fossi, senza essere preso per pazzo, o chiamato mostro?  La portai al solito locale, dove restammo per  ben due ore a parlare; Chinom si era tranquillizzata, forse l’effetto del ponch al rhum, o chissà…fatto sta che ebbi una brutta sensazione guardandola.  Si, la guardai ridere ,ed ebbi la certezza che non l’avrei rivista più , non così almeno.  Quella sera non volle essere accompagnata al lavoro, era preoccupata per me; acconsentii, ma la seguii a distanza; a “noi” riesce molto facile  non farci  né  vedere  né sentire.  Dall’alto l’avrei protetta meglio, ma non feci in tempo; complice la nebbia, quel maniaco aveva potuto nascondersi e seguirla.  La sentii correre, percepivo il suo affanno e la sua paura, mentre altri passi  veloci e pesanti erano dietro di lei, la udii gridare aiuto per due volte e poi…un urlo agghiacciante.  Fu quest’ultimo a guidarmi da lei, era   stesa in un lago di sangue  mentre un omone la guardava ridendo e tenendo un coltellaccio in mano.  Ero inferocito, lo sollevai da terra per farlo poi ricadere pesantemente; mi guardava  spaventato ed incredulo.  << Come hai  osato?! >>  Gli urlai in faccia  mostrandogli i miei denti affilati ed assetati. <<  Chi …Chi sei? >>  balbettò quell’essere immondo, <<  la tua morte!  E non sarà né bella, né indolore; >> gli dissi aprendogli lo stomaco con le unghie; il sangue  usciva a fiotti da quel corpo sventrato.<< Così  hai tutto il tempo per pensare ,mentre muori !>> gli dissi.  Poi mi avvicinai a Chinom, era ancora viva ma ne aveva per poco,  quell’essere ributtante  l’aveva accoltellata al ventre tre volte; temevo il suo giudizio, non riuscivo a guardarla, ma fu lei a rassicurarmi con una carezza.  Non ero un mostro per lei!  Dopo tanti anni avevo trovato un’amica e non volevo perderla. C’era poco tempo ma qualcosa potevo fare se lei avesse voluto.<< Chinom ascolta, stai morendo ma io posso salvarti!  Posso darti un’altra “vita”!  Non sarà quella che hai conosciuto finora ma per far sì che ciò avvenga ,devo farti diventare come me.  Sarai una vampira capisci?  Però devi decidere tu, e non ti resta molto tempo >>  le dissi.  Chinom  mi sorrise guardandomi con occhi tristi e fece di si con la testa, io mi bucai il polso e con il mio sangue la trasformai.  IL suo vecchio corpo morì,  ma dopo lei divenne ancora più bella , mentre i suoi occhi brillavano di una luce intensa.  << Come ti senti? >> le chiesi <<  Ho fame! >>  rispose, <<  laggiù c’è chi ti ha uccisa, è ancora vivo, nutriti prima che muoia. >> le risposi.  Non si nutrì solo di lui… lei riprese a lavorare nel negozio, e nella vetrina la gente notava quella bella ragazza bionda sorridente con occhi particolarmente luminosi e magnetici, ed entrava per conoscerla; ma più Chinom sorrideva, più le bare del negozio si riempivano  e la piazza si…”svuotava”.

Pubblicato da librieemozioni

Romana di nascita, ma cittadina del mondo, Paola Bianchi è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne e insegna lingue e materie letterarie, oltre a lavorare come correttrice di bozze e traduttrice. Appassionata di tutto ciò che ruota intorno ai libri ha un proprio blog, www.librieemozioni.altervista.com, che considera un salotto aperto agli amanti della scrittura e della lettura, e ha fondato a Civitavecchia, dove vive, un Club Letterario. Attualmente scrive per il Magazine Caffebook e ha già pubblicato numerosi articoli anche per giornali locali. Il saggio “La Figura del Vampiro dalle origini ai nostri giorni, nelle opere di Anne Rice e Joseph Sheridan Le Fanu” come il romanzo breve “Giochi di luna”, e “Finzione o realtà?” racconto pubblicato in e-book nella raccolta “Raccontami una Storia”, rispecchiano la sua passione per il genere horror, a cui si affiancano anche quello fantasy e thriller.