Un sorriso pericoloso
Devo dire che durante i miei viaggi ne ho conosciuta di gente, ma fu a Parigi che incontrai una persona della quale sono tuttora amico. Ne sono passati di anni da quando la conobbi casualmente, durante una delle mie passeggiate “serali”; a quel tempo andava di moda il “Molin Rouge” con le sue ragazze scatenate sul palco, mentre Tolouse Lautrec le immortalava sui suoi quadri. Quella sera, camminando capitai in una piazzetta nascosta, e lì improvvisamente ricevetti una particolare richiesta d’aiuto. << Mi scusi per favore, so che puo’ sembrare strano ma…potrebbe accompagnarmi sino alla fine del vicolo? >> Disse una ragazza bionda e tremante. << Cosa cè che la spaventa al punto da chiedere l’aiuto di uno sconosciuto? Potrei essere peggio del pericolo che la minaccia >> le dissi. << Forse, ma non ho scelta, e poi sento di potermi fidare >> mi disse. La risposta mi piacque, così le proposi di bere qualcosa assieme per poter parlare in pace; entrammo in un Bistrot, e davanti ad un ponch caldo, lei mi raccontò tutto. << Mi chiamo Chinom, tanto piacere e mi scuso ancora per…>> mi disse,<< Io sono Walter Madison, turista Inglese di passaggio, piacere mio e non si preoccupi, ora nessuno può farle del male ma gradirei sapere cosa la spaventa >> dissi. Mi raccontò che a causa dei turni del suo lavoro, era spesso seguita da uomini; il più delle volte finiva lì, ma recentemente la cosa si era fatta più seria. Parlavo bene con lei, conversavamo come due vecchi amici, e poi rideva, ridevo anch’io, non lo facevo più da tanto tempo; si era venuto a creare tra di noi un reciproco rispetto e cio’ mi piaceva. << Oh! E’ tardi! Devo andare al negozio. Grazie di tutto >> disse lei. << Si sente abbastanza sicura? Vuole che l’accompagni? Confesso d’essere anche curioso circa il suo lavoro, sempre che non mi trovi indiscreto >> dissi. << Venga pure, non sono una ragazza comune, forse è questo che attira certi tipi di uomini >> disse lei. Uscimmo dal locale e dopo aver imboccato una stradina deserta e poco illuminata, arrivammo ad una piccola piazza uno di questi luoghi che sembrano “sospesi” nel tempo; la nebbia e le tremule fiammelle dei lampioni a gas, davano a quell’angolo della città, un ‘aspetto spettrale e surreale contemporaneamente. << Eccola. E’ L’Impresa di mio zio, io preferisco lavorare li che non servire ai tavoli, anche se rischio di far brutti incontri >> disse lei, indicandomi una vetrina scarsamente illuminata. Era un negozio di pompe funebri, sicuramente un’azienda a conduzione familiare; piccola ,aveva un non so che di intimo. Sì, quello che voi “umani” definireste una “bomboniera”. Mi chiese se la trovassi strana, io le risposi che doveva aspettare a conoscermi meglio; lei sorrise e mi salutò ringraziandomi di nuovo. Nei giorni seguenti tornai a trovarla, parlavamo per ore senza che nessuno ci disturbasse, salvo qualche sporadica visita. Diventammo sempre più amici, ed ogni sera l’andavo a prendere per “scortarla” al solito locale che era diventato il salotto delle nostre piacevoli conversazioni. << MI fido di te, ho sentito di poterlo fare da subito, anche se hai un non so che di diverso e a volte sfuggente >> disse lei, << ciò ti spaventa? >> Chiesi? << No, anzi quando sono con te mi sento tranquilla >> disse. Ma tutta quell’armonia era destinata a rompersi. Una sera l’incontrai come al solito, ma non fu il viso di Chinom che vidi; al suo posto c’era una maschera di terrore puro, nascosta dietro le tende del negozio che mi stava aspettando. Capii al volo che qualche ” sgradito” ammiratore le aveva fatto visita , e mi ci volle del bello e del buono per calmarla. << Non preoccuparti, ora sei al sicuro con me >> le dissi, << quello è pazzo! Se non sto con lui mi ammazza! E lo stesso vale per chi si metterà in mezzo! Capisci Walter? Parlava di te! >> disse spaventata, << uno così non è un problema per me >>; risposi. Lei non era convinta, ma come potevo spiegarle la verità? Dirle chi fossi, senza essere preso per pazzo, o chiamato mostro? La portai al solito locale, dove restammo per ben due ore a parlare; Chinom si era tranquillizzata, forse l’effetto del ponch al rhum, o chissà…fatto sta che ebbi una brutta sensazione guardandola. Si, la guardai ridere ,ed ebbi la certezza che non l’avrei rivista più , non così almeno. Quella sera non volle essere accompagnata al lavoro, era preoccupata per me; acconsentii, ma la seguii a distanza; a “noi” riesce molto facile non farci né vedere né sentire. Dall’alto l’avrei protetta meglio, ma non feci in tempo; complice la nebbia, quel maniaco aveva potuto nascondersi e seguirla. La sentii correre, percepivo il suo affanno e la sua paura, mentre altri passi veloci e pesanti erano dietro di lei, la udii gridare aiuto per due volte e poi…un urlo agghiacciante. Fu quest’ultimo a guidarmi da lei, era stesa in un lago di sangue mentre un omone la guardava ridendo e tenendo un coltellaccio in mano. Ero inferocito, lo sollevai da terra per farlo poi ricadere pesantemente; mi guardava spaventato ed incredulo. << Come hai osato?! >> Gli urlai in faccia mostrandogli i miei denti affilati ed assetati. << Chi …Chi sei? >> balbettò quell’essere immondo, << la tua morte! E non sarà né bella, né indolore; >> gli dissi aprendogli lo stomaco con le unghie; il sangue usciva a fiotti da quel corpo sventrato.<< Così hai tutto il tempo per pensare ,mentre muori !>> gli dissi. Poi mi avvicinai a Chinom, era ancora viva ma ne aveva per poco, quell’essere ributtante l’aveva accoltellata al ventre tre volte; temevo il suo giudizio, non riuscivo a guardarla, ma fu lei a rassicurarmi con una carezza. Non ero un mostro per lei! Dopo tanti anni avevo trovato un’amica e non volevo perderla. C’era poco tempo ma qualcosa potevo fare se lei avesse voluto.<< Chinom ascolta, stai morendo ma io posso salvarti! Posso darti un’altra “vita”! Non sarà quella che hai conosciuto finora ma per far sì che ciò avvenga ,devo farti diventare come me. Sarai una vampira capisci? Però devi decidere tu, e non ti resta molto tempo >> le dissi. Chinom mi sorrise guardandomi con occhi tristi e fece di si con la testa, io mi bucai il polso e con il mio sangue la trasformai. IL suo vecchio corpo morì, ma dopo lei divenne ancora più bella , mentre i suoi occhi brillavano di una luce intensa. << Come ti senti? >> le chiesi << Ho fame! >> rispose, << laggiù c’è chi ti ha uccisa, è ancora vivo, nutriti prima che muoia. >> le risposi. Non si nutrì solo di lui… lei riprese a lavorare nel negozio, e nella vetrina la gente notava quella bella ragazza bionda sorridente con occhi particolarmente luminosi e magnetici, ed entrava per conoscerla; ma più Chinom sorrideva, più le bare del negozio si riempivano e la piazza si…”svuotava”.