Recensione de “Il centro si guarda meglio dalla Periferia”

Fonte: Polis SA Edizioni

Libri e Emozioni ha oggi il piacere di recensire un’antologia edita da Polis SA Edizioni a cura di Mimmo Oliva, “Il centro si guarda meglio dalla Periferia”.

Nove autori per nove differenti visioni su cos’è la periferia, cosa può offrire al cittadino e cosa potrebbe essere fatto per migliorare certe situazioni.

Periferia è una delle sette parole che compongono il manifesto di Polis SA e un invito, ripetuto per tutto il libro, a guardare il mondo in cui viviamo da un’angolazione diversa.

Mimmo Oliva apre la stesura dei brevi saggi, identificando la periferia stessa:

“Il termine periferia è passepartout, di cui sono state censite almeno due cento diverse e contraddittorie accezioni”

lanciando il messaggio che la periferia assume varie forme, da quella territoriale a quella sociale, da quella politica a quella storica.

Giancarlo Di Serio, con il suo “Periferie e Pubblica Amministrazione: tra storia e innovazione”, pone invece l’accento sul rapporto Centro-Periferia nella Pubblica Amministrazione, dagli albori dell’Unità d’Italia ai nostri giorni, indicando le differenze tra le varie regioni e gli Enti locali.

“La Periferia, in questo caso intesa come il cittadino, può così finalmente avvicinarsi al Centro, ossia alla Pubblica Amministrazione, in quel luogo immenso e invisibile che è la Rete, fino a far scomparire completamente la differenza tra centro e periferia amministrativa, (…)”

Galante Teo Oliva tratta invece del rapporto tra periferie e Chiesa nel suo “Periferie e Chiesa”, facendo seguito al riavvicinamento alle periferie, fortemente voluto dal Papa dopo la sua elezione.

L’autore traccia la storia del contatto della Chiesa nelle periferie, sempre presente sin dal Medio Evo e anche prima, e dei molti cambiamenti avvenuti all’interno di essa, a causa anche delle lotte intestine tra potere temporale e spirituale.

“In quel contesto storico e in quelle periferie, prima in quelle parigine e poi anche in quelle italiane, nacque l’esperienza dei “preti operai”.”

L’immigrazione, la vita nel ghetto, la scuola e l’abusivismo sono invece al centro di “Periferie e integrazione” di Francesco Santoriello.

“Le leggi e le politiche del Canada riconoscono la diversità di razza, retaggio culturale, etnia, religione, origini dei cittadini canadesi e garantiscono a tutti gli uomini e le donne completa libertà di coscienza, pensiero, credo, espressione e di associazione e assemblea pacifica.”

Di “Periferie e scuola” scrive nello specifico Patrizia Sereno, rivalutando l’insegnamento e l’apprendimento negli Istituti ai margini del centro della città, ma considerando le difficoltà di luoghi bersagliati dalla malavita, anche organizzata, e di ceti sociali in cui, sin da giovanissimi, si avverte fortemente la necessità di trovare un lavoro, piuttosto che proseguire gli studi.

“In Campania il palese tentativo di conquistare alla scuola un ruolo nuovo si chiama – come accennato in precedenza – “Scuola Viva”.”

“Periferie 2.0” è il titolo provocatorio del saggio di Imma Della Corte. L’autrice ci introduce al concetto di Smart city, ovvero una città al servizio del cittadino, che sfrutta la tecnologia e le infrastrutture fisse e mobili.

“Vengono, dunque, disegnate nuove geografie dove riconoscere innovazione sociale, fare esperimenti in ambito istituzionale e politico, in un processo di riscoperta del territorio e delle sue risorse, attivare politiche che vadano a riequilibrare l’energia che viene potente dalle periferie nella riscoperta del territorio che va oltre il concetto stesso di centro e di periferia, ed entra nel concetto di Smart.”

Carmine Vitale si sofferma invece sul concetto di “Periferie e sogni”, ovvero del desiderio di riscatto di chi si sente ai margini o, comunque, appartenente a un’altra realtà, ma che sa di poter fornire un valido contributo al proprio territorio.

“Anche la musica può raccontare la periferia. In verità, sono convinto che sia la voce più autorevole e credibile sotto alcuni punti di vista.”

Dall’importanza dei suoni e degli accordi, passiamo quindi alla sfida delle periferie in “Periferie, mobilità e territorio” di Francesco Saverio Minardi, in cui i riflettori si accendono sul ruolo chiave delle periferie nella speculazione immobiliare e sul grande bacino di abitanti che esse raccolgono.

“Le nostre città devono essere resilienti, non devono limitarsi ad adeguarsi ai cambiamenti in atto, devono trasformarsi.”

Michele Grimaldi chiude l’antologia affrontando il tema “Periferie e politica”. I cambiamenti del contesto urbano e l’organizzazione dell’urbs vengono inquadrati nei secoli, toccando i periodi storici più salienti, tra cui la Rivoluzione Industriale e la presidenza americana di Ford.

“L’appartenenza etnica, razziale, religiosa o professionale diventa in maniera definitiva una questione spaziale, oltre che un dato sociale: a libertà di movimento, quella di accesso, il diritto della città diviene sempre maggiormente un privilegio detenuto nelle mani di pochi.”

Vi invito a leggere quindi “Il centro si guarda meglio dalla Periferia”, un volume in cui appare chiaro l’impegno degli autori e il comune obiettivo di voler trasmettere lo spunto per guardare la nostra società da una prospettiva diversa da quella consueta.

Educazione e provocazione si alternano tra le pagine del libro, in modo che la lettura dei vari saggi ci spinga a riflettere e, perché no, a prendere coscienza della realtà in cui viviamo e di ciò che ognuno di noi può fare, per migliorare condizioni e situazioni spesso statiche.

Paola Bianchi

 

IL CENTRO SI GUARDA MEGLIO DALLA PERIFERIA

A CURA DI MIMMO OLIVA

POLIS SA EDIZIONI

PRIMA EDIZIONE 2017

PAG. 98

€13,00

Pubblicato da librieemozioni

Romana di nascita, ma cittadina del mondo, Paola Bianchi è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne e insegna lingue e materie letterarie, oltre a lavorare come correttrice di bozze e traduttrice. Appassionata di tutto ciò che ruota intorno ai libri ha un proprio blog, www.librieemozioni.altervista.com, che considera un salotto aperto agli amanti della scrittura e della lettura, e ha fondato a Civitavecchia, dove vive, un Club Letterario. Attualmente scrive per il Magazine Caffebook e ha già pubblicato numerosi articoli anche per giornali locali. Il saggio “La Figura del Vampiro dalle origini ai nostri giorni, nelle opere di Anne Rice e Joseph Sheridan Le Fanu” come il romanzo breve “Giochi di luna”, e “Finzione o realtà?” racconto pubblicato in e-book nella raccolta “Raccontami una Storia”, rispecchiano la sua passione per il genere horror, a cui si affiancano anche quello fantasy e thriller.