Recensione de “Arma Infero – Il Mastro di Forgia” di Fabio Carta

I cavalieri, gli zodion e la guerra

Libri e Emozioni vi porta oggi in un mondo lontano, un sistema abitato da valorosi guerrieri in cui imperversano cruente battaglie, un universo incredibile, ma non impossibile, creato dallo scrittore Fabio Carta, autore dalla fervida immaginazione e dall’incredibile vena creativa.

“Arma Infero – Il Mastro di Forgia” è il primo volume di una saga che comprende anche “Arma Infero – I cieli di Muareb” e “Arma Infero – Il risveglio del Pagan”, in cui sono narrate le vicissitudini di Karan e di Lakon, abitanti di una società distopica in un mondo fantascientifico e post-apocalittico.

Il libro si apre con un Karan ormai anziano, offeso nel corpo e nello spirito, che soggioga tuttavia il suo particolare pubblico con la storia della sua vita e la rivelazione della propria identità. Egli ha avuto l’onore di servire Lakon, ora adorato come un dio, ma in un tempo passato ormai quasi dimenticato, chi era veramente Lakon e che parte ha avuto Karan nella sua formazione? Per rispondere a questo quesito ci inoltriamo attraverso le mirabili pagine di Fabio Carta in un mondo a noi sconosciuto, Muareb, pianeta in cui il genere umano ha trovato rifugio, terra arida comandata dalla Falange e percorribile tramite gli zodion, progettati dal Mastro di Forgia. Ecco che questo ruolo assume una rilevante importanza, un compito a volte tramandato, altre sottratto per via del prestigio che ne deriva.

“La prima volta che vidi Lakon fu quando la mia presenza venne richiesta per sovrintendere la spartizione di un bottino di guerra, frutto di una razzia vittoriosa contro i boreani. Al tempo avevo la carica di aiutante del maniscalco del reggimento, e spesso mi capitava di valutare quanto era stato sottratto al nemico per consentire una più equa ripartizione della ricompensa a ogni valoroso cavaliere; questo solo in quanto il più delle volte ciò che non dimostrava un valore di scambio palese, come le piastre di grafite o i cavi superconduttori, aveva finito troppe volte per essere barattato per una contropartita irrisoria se non distrutto o disperso, anche quando magari i nostri soldati avevano avuto per le mani un raro pezzo di tecnologia.”

I personaggi non sono statici, nel senso che si presentano al lettore con un’identità che può mutare nel corso del romanzo, a seconda dei fatti che si trovano a vivere e ad affrontare, delle decisioni che sono costretti a prendere, dei sentimenti che provano e dell’introspezione continua, soprattutto per quanto riguarda Karan, cui sono soggetti.

“Non vi era nessun paggio al seguito di Lakon recante la tuta ambientale corazzata, che il novizio avrebbe dovuto indossare una volta battezzato cavaliere della Falange, come nessuna dama lo affiancava ostentando il pegno d’amore che di lì a poco avrebbe dovuto affidare alle cure del suo paladino; e, soprattutto, nessun araldo portava davanti al petto la lunga asta del suo stendardo, con impresso sopra il blasone il cui prestigio presto si sarebbe andato ad arricchire di una nuova, nobile militanza nella cavalleria.”

I paesaggi e gli ambienti sono descritti con precisione, quasi disegnati, ricchi di oggetti e dispositivi che ci fanno entrare completamente in questo mondo nuovo che, leggendo, diventa il nostro, in cui riconosciamo dopo poco, con facilità, nomi, espressioni e usanze.

“Entrammo nella piccola, fatiscente geodetica con al centro il fusto metallico di una grande pala eolica, niente più di un piccolo magazzino svuotato in fretta e furia, costruito sopra al serbatoio interrato del gas organico che, raccogliendo la fermentazione dei liquami delle latrine dell’intera fattoria, per quanto fosse isolato non riusciva a evitava che i miasmi giungessero a noi, esalando dal terreno e saturando il piccolo ambiente con una ripugnante miscela di odori pungenti.”

Fabio Carta è sorprendente, padrone del campo, riesce con apparente semplicità a trasferire su carta un’inventiva non comune e sicuramente complessa. Analizzando “Arma Infero – Il Mastro di Forgia” appare chiara la sua formazione, dalla letteratura classica italiana e straniera, alla fantascienza più moderna, ma sicuramente il suo è un testo molto originale, in cui oltre alla trama sono apprezzabili le connotazioni dei vari personaggi, anche quelli secondari, e una realtà multi sfaccettata totalmente inventata, ma incredibilmente concreta.

“Arma Infero – Il Mastro di Forgia” di Fabio Carta non è ovviamente un romanzo autoconclusivo essendo il primo di una saga, quindi lascia il lettore con il fiato in sospeso e la porta aperta sui due successivi, dove sicuramente verranno svelati molti segreti e dilemmi e risolti vari misteri di cui è appositamente disseminato.

Paola Bianchi

ARMA INFERO – IL MASTRO DI FORGIA

FABIO CARTA

INSPIRED DIGITAL PUBLISHING

2015

PP 693

Pubblicato da librieemozioni

Romana di nascita, ma cittadina del mondo, Paola Bianchi è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne e insegna lingue e materie letterarie, oltre a lavorare come correttrice di bozze e traduttrice. Appassionata di tutto ciò che ruota intorno ai libri ha un proprio blog, www.librieemozioni.altervista.com, che considera un salotto aperto agli amanti della scrittura e della lettura, e ha fondato a Civitavecchia, dove vive, un Club Letterario. Attualmente scrive per il Magazine Caffebook e ha già pubblicato numerosi articoli anche per giornali locali. Il saggio “La Figura del Vampiro dalle origini ai nostri giorni, nelle opere di Anne Rice e Joseph Sheridan Le Fanu” come il romanzo breve “Giochi di luna”, e “Finzione o realtà?” racconto pubblicato in e-book nella raccolta “Raccontami una Storia”, rispecchiano la sua passione per il genere horror, a cui si affiancano anche quello fantasy e thriller.