“Nella morsa del delitto” di Maria Mezzatesta, un poliziesco ‘vecchio stile’ che non vi deluderà.

Nella morsa del delitto

Maria Mezzatesta

 

recensione a cura di Paola Bianchi

 

Entra a far parte del salotto letterario di Libri e Emozioni la scrittrice Maria Mezzatesta, con il suo romanzo poliziesco “Nella morsa del delitto”.

Come sapete sono un’amante di questo genere letterario. Certamente prediligo alcuni autori piuttosto che altri, alcuni molto noti, altri meno, ma sicuramente dopo aver letto quest’ultimo libro, posso dire che la signora Mezzatesta è di diritto entrata nella rosa dei mie scrittori preferiti.

La recensione che leggerete di seguito non può quindi che essere positiva e per vari aspetti.

Innanzitutto la storia: un nuovo romanzo, un classico delitto, quando per classico si intende da parte mia il migliore degli apprezzamenti. Niente supereroi, lettori della mente e biblioteche umane ambulanti contenitori di un’erudizione spesso incompatibile con l’età e quindi con gli studi del personaggio (e mi riferisco anche e soprattutto a molte serie televisive che spadroneggiano da anni e che hanno secondo me impoverito il gusto del lavoro delle “celluline grigie poirotiane”). 

Siamo a ridosso di Halloween, festività già di per sé suggestiva. È infatti il 29 ottobre e la protagonista, Carol Tompkins, si ritrova suo malgrado coinvolta nel delitto di una giovane della società bene britannica. La trama presenta subito il fatto principale, ovvero il delitto. Un omicidio apparentemente inaspettato, spiazzante nella sua semplicità: una gola recisa, una giovane vita spezzata. A condurre le indagini il commissario Baxter, un uomo diretto, perseverante, acuto, che dovrà capire chi e perché ha commesso l’odioso crimine.

«Una riunione al completo» fece con sarcasmo la contessa. «Sembra quella di certi romanzi gialli all’Agatha Christie. Tutti i sospettati radunati in una camera dove il commissario di turno, dopo attente deduzioni, trova il colpevole.»

Il numero dei personaggi è secondo me ben calcolato, né troppi né pochi, tutti funzionali alla storia, senza rischiare di far perdere il filo del discorso al lettore. Carol Tompkins è un’antiquaria di mezza età, una donna sensibile, intelligente, interessante, che ho apprezzato sin da subito. Il suo lavoro come antiquaria certamente la agevola nell’attenzione ai particolari e la sua “normalità” di donna la rende simpatica facendoci subito fare il tifo per lei che si trova nella scomoda posizione di sospettata di omicidio e in seguito anche di furto. 

Il commissario Baxter è un vero e proprio segugio che individua la preda e non la molla fino all’inevitabile soluzione del mistero. I modi burberi e l’amata pipa mi hanno ricordato la figura del Maigret di Simenon.

La famiglia Barnes, con tanto di maggiordomo, e gli altri personaggi che vi gravitano intorno, dona le ultime pennellate di “vecchia Inghilterra” che fa da sfondo alla vicenda narrata, con i suoi falsi atteggiamenti di distaccata superiorità che celano segreti e ipocrisie.

L’ambientazione come già vi è sicuramente chiaro è l’Inghilterra, ma non la Londra frenetica e metropolitana bensì la brughiera che la circonda, con i suoi villaggi e le sue contee stile Ispettore Barbaby che danno l’idea di tranquillità e condivisione, ma che spesso celano antipatie, sotterfugi e… assassini.

Fuori era scesa la nebbia e, sotto il grigio vapore che avanzava sfumando e isolando le cose intorno, le poche persone che passavano sembravano fantasmi, esseri di un’altra dimensione. Rimase a guardare la via. Novembre era appena arrivato e non a torto era il mese dei morti. La nebbia in quel periodo si faceva più fitta, il freddo aumentava e la cittadina di Harwich, così ridente nei mesi estivi, precipitava in una malinconia dolente che sembrava avvolgere cose e persone, isolando le une dalle altre.

Il romanzo è ben scritto, con uno stile semplice, diretto, arricchito da descrizioni che lasciano spazio alla fantasia del lettore e permettono a questi di costruirsi una propria immagine del paesaggio, dell’oggetto, del personaggio. La trama è avvincente, e in poche pagine, centoquattro, la scrittrice riesce a coinvolgere il lettore gettando lungo la strada delle indagini piccoli indizi quasi per caso, stuzzicandone la curiosità, ma lasciando tuttavia spazio all’inevitabile e incredibile colpo di scena finale.

Vi consiglio caldamente la lettura di “Nella morsa del delitto” di Maria Mezzatesta, per assaporare una scrittura pregevole e distrarsi con una storia semplice, ma ben articolata.

Paola Bianchi

Pubblicato da librieemozioni

Romana di nascita, ma cittadina del mondo, Paola Bianchi è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne e insegna lingue e materie letterarie, oltre a lavorare come correttrice di bozze e traduttrice. Appassionata di tutto ciò che ruota intorno ai libri ha un proprio blog, www.librieemozioni.altervista.com, che considera un salotto aperto agli amanti della scrittura e della lettura, e ha fondato a Civitavecchia, dove vive, un Club Letterario. Attualmente scrive per il Magazine Caffebook e ha già pubblicato numerosi articoli anche per giornali locali. Il saggio “La Figura del Vampiro dalle origini ai nostri giorni, nelle opere di Anne Rice e Joseph Sheridan Le Fanu” come il romanzo breve “Giochi di luna”, e “Finzione o realtà?” racconto pubblicato in e-book nella raccolta “Raccontami una Storia”, rispecchiano la sua passione per il genere horror, a cui si affiancano anche quello fantasy e thriller.