Intervista a Marco Iacovelli riguardo a “The Flesher”

Libri e Emozioni ha il piacere di ospitare nuovamente lo scrittore Marco Iacovelli che rinnova il successo del primo romanzo “Uno sguardo sull’abisso”, con la sua nuova opera “The Flesher”, presentato recentemente.

 

 

La prima domanda che ho intenzione di farti riguarda Milena, la protagonista femminile del tuo romanzo. In lei è chiaro un cambiamento radicale, una rinascita, se vogliamo, è un tuo omaggio alla donna?

Milena non è un omaggio alle donne, ma un tentativo, penso riuscito, di penetrare nell’indole femminile di una donna del Sud, una donna che ha dei valori, una donna che ha dei problemi, una donna combattuta, alla quale questa esperienza terribile cui la sottoporrà The Flesher servirà a farle capire che razza di uomo ha sposato, visto che al di là dell’apparenza, al di là del rapporto idilliaco ci sono seri problemi di coppia. Dopo aver descritto due personaggi maschili in “Uno sguardo sull’abisso”, volevo fare questo esperimento e penso di aver fatto un buon lavoro.

 

Roberto, il protagonista maschile, è un personaggio che risulta subito antipatico, infantile nelle sue fissazioni e che si rivela alla fine senza carattere. Qual è il motivo per cui lo hai dipinto con queste tinte cupe?

Roberto è l’opposto. Roberto è una figura antitetica a quella di Milena, è il classico uomo di successo, il classico bell’uomo, direttore di banca, che nasconde dietro la giacca e la cravatta delle problematiche di natura personale e soprattutto di carattere sessuale, che purtroppo lo porteranno a commettere delle imprudenze. Alcuni miei lettori lo identificano come il reale personaggio del male; per me non è così. È comunque sicuramente una figura negativa che reagirà in maniera particolare agli avvenimenti cui lui e Milena saranno sottoposti.

 

Punto di forza dei tuoi romanzi è la descrizione di personaggi assolutamente reali, come ad esempio il Carabiniere Scaramuzzi, da dove trai la tua ispirazione in questo senso?

In un libro così dark, così ricco di momenti di tensione (una mia amica mi ha detto che lo sta leggendo con la luce accesa perché ha paura persino della copertina) mi sembrava carino fare uno stacchetto, una specie di gingle letterario nel quale porre la figura simpatica di questo Carabiniere napoletano, quella classica simpatia dei partenopei, che ha poco a che vedere con la divisa dei Carabinieri, ma che risulta umano prendendosi carico delle pene della mamma di Milena e risultando alla fine una delle note allegre, delle poche note allegre, di un libro fondamentalmente cupo, fondamentalmente noir.

 

Sempre Scaramuzzi a un certo punto viene paragonato per la sua arguzia al Poirot di Agatha Christie, quanta influenza hanno le tue letture su ciò che scrivi?

Il Brigadiere Scaramuzzi da un punto di vista delle caratteristiche lineari del personaggio, della sua fisionomia, l’ho in effetti fatto somigliare a Hercule Poirot, un personaggio al quale sono molto legato, (e chi non ha letto i libri di Agatha Christie!), anche se, diciamo, quello della Christie è un genere meno forte del mio; ma ho letto tantissimo non soltanto su Hercule Poirot, anche su Miss Marple di Agatha Christie, senza dubbio una maestra in materia.

Fonte: ibs.it

 

Ho apprezzato particolarmente il dialogo interiore di Cosa, una sorta di terribile diario che ti aiuta a capire come sia diventato l’aguzzino del libro. Il male ovviamente non deve essere giustificato, ma quali sono i tuoi sentimenti verso questo tuo personaggio tanto particolare.

Oltre i due personaggi principali vi è la Cosa, vi è il criminale, lo psicopatico. Io pongo un quesito ai lettori descrivendo il vissuto di questo soggetto. Si tratta di una vittima degli abusi infantili o di un criminale a cui piace fare del male? Penso che sia giusto che ogni persona che legge il mio libro tragga le sue conclusioni. Io la mia l’ho data nell’ultimo capitolo, ma non la svelo ovviamente. Vittima o carnefice? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

Perché il nostro pubblico dovrebbe scegliere di leggere uno dei tuoi libri?

I miei libri li consiglio perché sono curati, sono libri che, a detta delle oltre trecento persone che li hanno letti, ti prendono, sono libri che destano interesse. Non mi piacciono gli arzigogoli, non mi piacciono i capitoli descrittivi che annoiano il lettore; mi piace andare subito al sodo, mi piace essere diretto, e anche per questo i libri non sono enormi, non sono libri di ottocento pagine, e alla fine, quando la gente mi dice :-mi ha tenuto sveglio, :-ho fatto la dialisi e non ci ho pensato perché stavo leggendo il tuo libro, per me è un gran complimento ed è uno sprone a proseguire.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ieri ho cominciato la ricerca storica per il mio terzo libro che probabilmente si intitolerà, do un’anteprima, “Dall’altra parte del cielo”. Avrei voluto intitolarlo in un’altra maniera, “Al di là del male”, ma mi sembrava un titolo troppo diretto; invece “Dall’altra parte del cielo” mi sembra un titolo più accattivante, meno duro. Spero che il terzo libro avrà lo stesso successo dei primi due.

 

Ringraziamo Marco Iacovelli per l’interessante intervista rilasciataci e vi invitiamo a leggere “The Flesher” … magari con la luce accesa!

Paola Bianchi

Pubblicato da librieemozioni

Romana di nascita, ma cittadina del mondo, Paola Bianchi è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne e insegna lingue e materie letterarie, oltre a lavorare come correttrice di bozze e traduttrice. Appassionata di tutto ciò che ruota intorno ai libri ha un proprio blog, www.librieemozioni.altervista.com, che considera un salotto aperto agli amanti della scrittura e della lettura, e ha fondato a Civitavecchia, dove vive, un Club Letterario. Attualmente scrive per il Magazine Caffebook e ha già pubblicato numerosi articoli anche per giornali locali. Il saggio “La Figura del Vampiro dalle origini ai nostri giorni, nelle opere di Anne Rice e Joseph Sheridan Le Fanu” come il romanzo breve “Giochi di luna”, e “Finzione o realtà?” racconto pubblicato in e-book nella raccolta “Raccontami una Storia”, rispecchiano la sua passione per il genere horror, a cui si affiancano anche quello fantasy e thriller.

2 Risposte a “Intervista a Marco Iacovelli riguardo a “The Flesher””

  1. Che dire, innanzi tutto un grazie a Paola per le sue sempre interessantissime interviste e recensioni che mettono in risalto grandi scrittori, che purtroppo, in Italia non riescono ad emergere come meriterebbero. Ho usato l’aggettivo “grandi” scrittori non a caso, perché Marco Iacovelli e menziono anche Debora De Lorenzi, Laura Clerici ed Enzo Casamento, a mio avviso sono talenti eccezionali, che meriterebbero l’interessamento di case editrici d’importanza internazionale.
    Ho avuto la fortuna di leggere le loro opere e ne consiglio vivamente la lettura.
    Generi diversi, ma con un unico denominatore; il piacere di leggere.
    Letture scorrevoli che mai affaticano il lettore, storie avvincenti e mai scontate, sempre con il colpo di scena pronto a scombinare tutte le supposizioni che il lettore si era, fin allora, costruito, e l’immancabile delusione nel momento in cui devi chiudere il libro e terminare la lettura, perché vorresti continuare a vivere le storie dei protagonisti.
    Concludo con un grazie per il vostro grande lavoro.
    Giovanni.

I commenti sono chiusi.